Un approccio integrato
Area Multidisciplinare
L’area Multudisciplinare è caratterizzata da percorsi integrati in cui vengono coinvolti i professionisti dell’ambito psicologico e legale per fornire consulenze e supporto nella mediazione familiare, nel ramo psicoforense e nella valutazione di danni psichici.
Lo Psicologo e l’avvocato sono sicuramente diversi per professione, per percorso di studi, per titoli, ma simili se non uguali per la materia che trattano: l’Uomo. La Giustizia, infatti, non può operare prescindendo dai processi emotivi, affettivi, cognitivi, comportamentali e motivazionali umani. L’avvocato non può affrontare cause e conflitti giudiziari senza considerare le umane dinamiche degli eventi. Umani sono i ruoli e i conflitti processuali, i codici di legge e le loro interpretazioni. Ma soprattutto umani sono i giudizi, le decisioni e le loro implicazioni (Gulotta, 2002).
La Giustizia e la Psicologia indagano il comportamento umano: l’avvocato si occupa dei diritti e dei doveri che spettano alle persone e lo psicologo interviene spiegando loro cosa e come farlo per evitare conflitti e antagonismi.
Quando il conflitto tra due persone è di natura legale e raggiunge l’apice, l’avvocato viene chiamato in causa per far valere i diritti del cliente davanti alla Legge. Purtroppo però i malesseri e le preoccupazioni permangono, durante e anche nel dopo-sentenza; l’avvocato non possiede gli strumenti adatti per affrontare appieno i risvolti psicologici personali dell’assistito né durante l’iter giudiziario tantomeno a caso chiuso. La competenza psicologica, quindi, accanto a quella giuridica può favorire e valorizzare un approccio integrato, avendo come unico obiettivo il benessere e la soddisfazione del cliente sia sul piano legale, sia su quello psicologico.
Il Decreto del Ministero della Giustizia 4 febbraio 2016 n.23 postula che lo psicologo può ufficialmente associarsi con uno studio legale, allo stesso modo l’avvocato può partecipare alle associazioni di psicologi. Il Decreto prevede inoltre che il beneficio associativo comprenda altre categorie di professionisti organizzate in ordini e collegi (architetti, ingegneri, commercialisti, etc.), escludendo così la possibilità che professionisti appartenenti alle cosiddette “professioni non organizzate” possano partecipare alle associazioni (di cui alla legge 14 gennaio 2013 n.4., “Stop ai Counselor”).
Gli ambiti di applicazione della Psicologia nella Giustizia sono vari, tra cui la mediazione familiare per il cliente e la consulenza psico-forense per l’avvocato.
Chi si rivolge ad uno studio legale, spesso, vive un momento di forte stress e avrebbe bisogno di un sostegno psicologico, specialmente in caso di separazione e divorzio, affidamento, testamento, etc.
Lo psicologo può intervenire offrendo la propria professionalità e sarebbe auspicabile senza nessun costo aggiuntivo, considerando che una delle preoccupazioni più diffuse – e quanto mai fondate – è la spesa che si deve affrontare ogni qual volta si chiede consulenza ad un avvocato.
L’idea che l’attività di psicologo o psicoterapeuta possa entrare in contrasto con quella dell’avvocato è da rivedere: lo scopo ad esempio del mediatore familiare infatti non è quello di riunire la coppia in separazione “rubando” il lavoro del legale e lo scopo dell’avvocato non è quello di separare ancora di più la coppia. La mediazione familiare è un modo civile e consapevole di affrontare e risolvere in prima persona i conflitti familiari con l’aiuto di un terzo neutrale, il mediatore, che stimola le parti a comunicare in un clima di rispetto e ad individuare e tutelare i bisogni di ciascuno e quelli della famiglia nel suo complesso, con particolare riguardo ai figli.
Entrambi i professionisti hanno un unico obiettivo: il benessere del cliente e la tutela dei minori, rispettando sia i suoi bisogni e i suoi voleri, sia quelli dei bambini.
Lo scopo della consulenza psicologica affiancata al lavoro del legale, quindi, è quello di fornire gli strumenti adatti ad elaborare tutte le emozioni, specie quelle poco positive, per affrontare la separazione senza antagonismi – spesso resa più esasperata dall’intervento degli avvocati.
All’interno di questo studio, la psicologa Dott.ssa Michela Elisa Dall’Olio offre anche un servizio di consulenza per una separazione più consapevole e meno dolorosa, per ristabilire un equilibrio psicologico tra gli ex-coniugi promuovendo un sano affidamento condiviso dei figli e per tutelare il loro benessere.
Anche in ambito penale l’intervento dello psicologo forense può rivelarsi indispensabile, al fine di aiutare la vittima a superare il trauma o per preparare l’imputato o la parte civile ad affrontare il processo (Gulotta, 2002).
La consulenza psico-forense è conosciuta nei Paesi Anglosassoni come Trial Consultation, in Italia è considerata come la stretta collaborazione fra psicologo ed avvocato.
Il primo mette a disposizione del secondo la propria conoscenza in ambito psico-giuridico in merito ad attività quali deposizione dell’imputato, preparazione del testimone esperto (perito o consulente in ambito psicologico), redazione di note tecnico-scientifiche, preparazione dell’arringa, preparazione e analisi dell’audizione protetta del minore.
La consulenza psico-forense intensifica ancora di più il rapporto tra mondo giuridico e mondo psicologico e lo psicologo pertanto deve avere una formazione forense che gli permetta di agire in campo penale, civile e minorile offrendo una consulenza informale. Ma cosa significa “consulenza informale”? Significa che l’avvocato può richiedere il supporto professionale di uno psicologo pur scegliendo di non nominarlo nel processo in qualità di consulente tecnico.
Il problema è che in Italia, rispetto all’America e all’Inghilterra, vi è una certa diffidenza per la psicologia dentro le mura dei tribunali, se non in caso di perizie psichiatriche o assistenza sociale ai minori.
Nonostante questo, però, la psicologia può essere applicata anche in modo indiretto, ossia sul versante strategico.
Lo psicologo, infatti, interviene – se richiesto dall’avvocato – nello studio del processo, nell’interpretazione delle prove, nella scelta delle argomentazioni da adottare durante l’arringa, nella scelta dei testimoni. Questo tipo di collaborazione permetterebbe al legale di utilizzare conoscenze psicologiche per costruire una difesa efficace, in quanto il processo italiano è ispirato ad un modello accusatorio dove la prova si costruisce proprio durante il dibattimento.
In conclusione, con la consulenza psico-forense l’avvocato ha l’opportunità non solo di supportare l’evidenza dei fatti con riferimenti di carattere psicologico, i quali renderebbero l’arringa più persuasiva e convincente, ma avrebbe anche la possibilità di affrontare la preparazione al processo con nuovi strumenti psicologici in grado di rendere completo il lavoro anche rispetto alla relazione con la propria clientela.
La valutazione del danno biologico psichico ed esistenziale rappresenta un settore specifico della psicologia giuridica. Il processo è riferito all’intento di valutare, in sede di risarcimento legale, l’eventualità di un danno biologico di natura psicologica, e/o di un pregiudizio esistenziale (danno alla sofferenza), che un individuo può configurare dietro a un fatto lesivo di varia natura ed intensità. Tale azione professionale è rimandata, in prevalenza, alle competenze specialistiche della figura dello psicologo forense e dello psichiatra, i quali operano al fine di individuare, attraverso strumenti clinici (anamnesi, colloquio clinico, test psicologici, ecc.), la presenza di sintomi o condizioni psicopatologiche che possono essere state causate dai fatti lesivi riportati. È importante evidenziare che l’ambito è quello civile e che solo in alcuni casi specifici, quali ad esempio, i danni da mobbing, violenza sessuale, stalking o morte, ci si riferisce anche all’ambito penale, dal quale peraltro l’iter risarcitorio ne è svincolato, continuando a seguire i criteri della legislazione civile.
Lo psicologo forense valuta dunque l’esistenza di un danno psichico e/o esistenziale che si affianca a quello organico rilevato e valutato dal medico legale con il quale lavora in stretta connessione, con un mandato molto preciso: evidenziare un danno determinato da un evento lesivo, cercando di rispondere ai quesiti legali ma al contempo mantenendo la propria identità professionale clinica, con tutti i principi deontologici che ciò comporta.
La Costituzione Italiana sancisce, nell’articolo 2043 c.c., l’importanza del risarcimento nel caso in cui un evento non sia casuale e venga dunque riconosciuta una responsabilità (solo civile o anche penale, a seconda delle situazioni), da parte di terzi. Solo recentemente la legislazione ha fatto enormi sforzi per intraprendere un cammino di riconoscimento e visibilità del danno psichico, anche se il dibattito dottrinale e giudiziario in tema di danno risale addirittura agli inizi dell’800, con la rivoluzione industriale e la diffusione delle fabbriche, momento storico che comportò un drammatico incremento degli infortuni sul lavoro. Nel 1999, una sentenza della Cassazione, conferma non solo che il danno biologico, al pari di ogni altro danno ingiusto, deve essere risarcito come pregiudizio conseguente ad un fatto lesivo, ma rileva l’importanza del danno di natura psicologica quale lesione dell’integrità psicofisica, come vera e propria lesione alla salute dell’individuo, diritto giuridicamente tutelato a livello costituzionale. Viene finalmente sancito giuridicamente il concetto di danno psicofisico nel senso che il danno può sussistere non solo a livello di lesione organica che produca postumi permanenti, bensì anche come presenza di sintomi psichici rilevabili dal punto di vista diagnostico. Tale affermazione è importante in quanto la valutazione del danno biologico può dunque articolarsi in due parti distinte ma interconnesse: una che individui i danni fisici e che è di esclusiva competenza del medico legale; l’altra che osservi possibili sintomatologie di natura psicologica e che compete allo psichiatra o allo psicologo forense. I professionisti coinvolti compiono un’attenta analisi sulla persona traumatizzata e valutano l’eventuale presenza di danni psichici che concorrono con quelli fisici, fornendo, quando presenti, importanti elementi che legano, con nesso di causalità, il disagio psicologico all’evento lesivo.
Il sistema tabellare maggiormente usato nelle Corti d’Appello italiane appare essere quello del Tribunale di Milano.
- Consulenza ed assistenza peritale psicologica giudiziale e stragiudiziale
- Pareri e consulenze tecniche di parte in materia di separazioni divorzio;
- Affidamento dei figli
- Assistenza all’ascolto protetto dei minori
Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola
Cesare Pavese